martedì 15 maggio 2007

P3 - Ville romane

Se ne stavano tutti seduti in silenzio sulle panche di legno lungo le pareti affescate. Signori di mezza età senza le loro mogli, nella notte di una villa romana. Se ne stavano lì nudi e piuttosto impazienti, piatti come bambole. Senza i loro membri.

La porta si aprì e lei entrò. Si portò nel centro della stanza e li squadrò per un po'. Poi alzò la mano destra e schioccò le dita. Subito entrarono due inservienti dal volto coperto, portando una enorme coppa d'oro. "Potete riprenderveli", disse. E uscì.

Con molto imbarazzo i primi cominciarono ad avvicinarsi alla coppa. Ognuno cercava il suo.

"Falli delle dimensioni più variegate, peni piccoli e bitorzoluti, sacchetti di carne triste appena pronunciati, bianchicci, con annessi i bravi fagiolini avvizziti. Semplici espressioni dermiche, in ritirata per il freddo o per la timidezza. L'ottusità in una fisarmonichina di pelle, retrattili occhi ciechi di lumaca. Ridicole mazze in trionfale erezione congelata nell'attimo, corredati da due sfere perfette. Avulsi dal loro corpo ospite parevano tamburelli da fiera. Manfali nevrotici, irrorati e innervati come cervelli; manici tozzi, mancanti. Flauti sottili, agili. Cazzi abbronzati dal tempo, deviati, ingobbiti. Alcuni finiti appoggiati sulle palle, precariamente in piedi come souvenir della torre. Altri conficcati verso il fondo, incastrati come Mazinga nel cesto dei giochi."

Anche se ognuno cercava per se', frugare lì in mezzo faceva abbastanza schifo. Qualche fortunato adocchiò il suo al volo e se lo prese, ma molti rimanevano davanti alla coppa senza avere il coraggio di infilare una mano dentro e andare a tatto. Una fila silenziosa ed imbarazzata si districava lì intorno. Cercavano di non guardarsi, di non guardare. Ma raffronti e palpeggi erano inevitabili, come dal verduraio. E qualcuno toccava e rimetteva a posto più di una volta. Legittimo il sospetto che qualcuno potesse guadagnarci da tutto questo, e ritrovarsi alla fine con un membro migliore del proprio.

Fatto sta che alla fine rimasero nella coppa solo i falli più piccoli, e gli ultimi tre o quattro avventori erano veramente restii a farsi avanti. Sentirsi come gli sfigati che si aggiudicano i premi di consolazione alla fiera di beneficenza. Se tutti avessero potuto scegliere, visto l'ordine che avevano seguito, i risultati sarebbero stati probabimente gli stessi. Tanto possono fare il pudore e l'affetto per il proprio pisello.

Conluse le transazioni non ci furono infatti recriminazioni, proteste. Qualche equivoco venne risolto con tacita cordialità. Se qualcuno ne avesse approfittato sarebbe rimasto un mistero, tutti avevano ormai solo voglia di rivestirsi ed uscire da quella villa il prima possibile.

Si ritrovarono nel piazzale, davanti alle loro macchine. Qualcuno fece scattare il telecomando, luci di Mercedes e Bmw li salutarono lampeggiando. Nanetti si riarrampicarono sui loro suv, cristi alti e gellati si inscatolarono dentro le loro Tigra due posti, piatte e lucide come supposte. Altri si avvicinarono alla porta della loro utilitaria, e aspettarono che uscissero le macchine più grosse. L'uno dopo l'altro tutti uscirono dalla cancellata automatica, una sgommata sulla ghiaia e poi via nella notte.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Sto per urlarti contro.
1.
2.
3!

mazeppa ha detto...

stella

Anonimo ha detto...

prima o poi dovevo arrivare anch'io...
e la tentazione della villa romana era troppo forte.
bene, scusa, dopo aver atteso sulla soglia qualche giorno ora mi siedo all'angolo e rimango in silenzio.
sto meditando, eh? tu aspetta.

Anonimo ha detto...

l'ambientazione alto-borghese del racconto caratterizza una novella incentrata sulla decadenza e sulla fortuna. infatti gli uomini del racconto, tenuti a scegliere i loro falli perduti non si sa come né perché da una ciotola d'oro, non risultano, alla fine, più o meno dotati (è proprio il caso di dirlo) in base a logiche meritocratiche o a mere capacità individuali o collettive, quanto piuttosto risultano possessori del migliore fallo in base al caso e quindi all'azzardo, alla fortuna. interessante la figura di questa donna che è colei che possiede i membri ed è come arbitro imparziale e suprema regnante osservatrice silenziosa di questo gioco quasi pan-sessualizzante delle bambole-uomini senza pene e del loro destino. destino tragico, si intuisce più di una volta, e sembra di stare ne "l'angelo vendicatore" di bunuel o nel ben più famoso "eyes wide shut" di kubrick, appunto, ripeto, sia per l'ambientazione che per il censo elevato che trasuda un po' da ogni piega della fabula, ma soprattutto nel finale, quando il look e le autovetture fanno da spartiacque certo tra "noi poveri mortali" e "loro ricchi imborghesiti"... eppure, rimane la certezza che questa novella voglia parlare a tutti noi, anche se di infimo censo, anche se middle-class: dove infatti v'è un sottile matriarcato e molti uomini, non è forse sempre vera questa metafora lucida dei "membri che non si trovano" (certezze, incomprensioni, facili fraintendimenti) e del destino incomprensibile? sì, allorché vi sia una situazione di insicurezza latente sì, non v'è dubbio. in conclusione vorrei sottilineare la parte descrittiva tra virgolette, che mi riporta alla memoria un simile pezzo che si trovava nel mio "dal frigorifero", e che forse è proprio un'omaggio anche indiretto o una citazione amichevole, eppoi il titolo della novella ("P3") che è un riferimento diretto alla famosa P2, Propaganda2, di Licio Gelli (in cui partecipava anche Silvio Berlusconi), e ai cui documenti pubblici vi rimando volentieri se non siete già a conoscenza della vicenda... interessante questa "P3" perché appunto ben si sposa con il senso di sotterfugio, segretezza e ambienti altolocati che si ha nel racconto etc etc.

Anonimo ha detto...

abbondantemente ti amo rodoldo

Anonimo ha detto...

ah! adesso sì che è tutto chiaro, ora che tutto si è compiuto...

come ho fatto a non pensarci prima? come ho fatto a farmelo sfuggire da sotto il naso, il senso?

mazeppa ha detto...

no no no
guarda ci sono arrivato adesso... ma per niente proprio... ;)))
però l'idea era carina
ma il malato/a sei TU!!!!

mazeppa ha detto...

ah, io sono io
ho fatto casini con gli account yahoo/google/blogger. non so più nemmeno io chi è chi. parecchio casino. ho trasceso la topologia spicciola. posso entrare e uscire dai cassetti come mi pare, ora. fare nodi con le mani, ora. bambini con le le mamme. ora. fare quella cosa che se la rigiri è impossibile.

Anonimo ha detto...

ma sì, infatti, ora è davvero tutto possibile.

ps: si può togliere cortesemente questa fastidiosa parola di controllo? grazie.

mazeppa ha detto...

>ma sì, infatti, ora è davvero tutto >possibile.
ti ho detto di no.

>ps: si può togliere cortesemente >questa fastidiosa parola di >controllo? grazie.
quale parola?

Anonimo ha detto...

non mi hai detto "no", mi hai detto "cambia", o sbaglio?

la PAROLA DI CONTROLLO o DI veriFIca.